TUTTO IL MARE È NEI TUOI OCCHI, SILVIA CIOMPI. Recensione.


Titolo: Tutto il mare è nei tuoi occhi
Autore: Silvia Ciompi
Serie: Spin-off di Tutto il buio dei miei giorni
Editore: Sperling & Kupfer
Pubblicazione: 4 giugno 2019
Genere: New adult
Prezzo: € 9,99 ebook; € 17,90 cartaceo

«Allora, andiamo?» «Dove, stavolta?» «Alla fine del mondo.» Ci sono persone che vedi una volta e ti lasciano subito il segno, come se ti firmassero la pelle con il loro nome e si mischiassero alle tue molecole. Bolognini Mirko, detto Bolo, è una di quelle. Con i suoi tatuaggi sbiaditi, i ricci scombinati e il sorriso più strafottente dell'universo, è entrato nella vita di Gheghe senza avvisare, un pomeriggio d'inverno, mentre fuori il cielo grigio minacciava pioggia, e da lì non è più andato via. E Gheghe non si è nemmeno resa conto di quello che stava succedendo, troppo presa a viverla, la vita, per avere paura. Nessuno dei due aveva mai pensato che amare qualcuno potesse essere così. Così bello, così vero, così pieno di risate, di baci e così doloroso. Anche adesso che sono passati mesi dal loro addio, ogni volta che i loro sguardi s'incrociano è un cortocircuito. Come se nulla fosse cambiato e toccarsi fosse ancora inevitabile. Entrambi sanno di essere troppo diversi per stare insieme: lui fedele da sempre soltanto alla curva dello stadio, perché è lì che ha imparato a camminare, a correre, a guidare il tifo e a prendersi a pugni; lei ai suoi libri, perché è lì che ha iniziato a sognare. Ma l'amore non si può controllare, arriva dritto come un colpo ben assestato che non ti aspetti. Un amore inatteso e travolgente, che sa mordere la vita, come solo a vent'anni si può fare.



La vita di Margherita è cambiata in seguito a un incidente. È stata investita da un'auto e il conducente non si è nemmeno fermato per prestarle soccorso, ha dovuto passare più di due anni della sua vita nella clinica di Santa Cecilia, insieme a quelli che tutti definivano "i danneggiati". Tutti loro dopo un incidente si sono ritrovati diversi, con nuove difficoltà da affrontare in un corpo estraneo. È stata dura, per Margherita. È stata in coma, ha dovuto affrontare un deficit neurolinguistico e i mesi successivi sono andati avanti tra logopedia e fisioterapia. 
L'incontro, fugace e inconcludente, con Mirko Bolognini, detto Bolo, è avvenuto proprio tra le quattro mura del Santa Cecilia. Un bacio o poco più, qualche confidenza scambiata furtivamente tra le cucine della clinica. 
Poi Gheghe è uscita e ha cercato di riprendere in mano la sua vita da studentessa di filosofia, e sul suo cammino ha ritrovato Bolo. 
Cresciuto negli stadi, tra l'odore di fumo e marijuana, tra un coro e uno striscione, Bolo ha imparato presto cosa significhi rimboccarsi le maniche e fare da sé. La vita non è stata sufficientemente clemente con lui; si arrangia come può facendo il portuale, raccimolando quanti più soldi possibili per poter aiutare i suoi genitori e sua sorella Giulia. 
È uno di quelli da evitare, Bolo. È il cattivo ragazzo che nessuna mamma vorrebbe come genero. Nel suo passato ci sono risse, sangue, fumo. Ma la parentesi della clinica non è stata solo una parentesi, l'alchimia che lo ha legato a Gheghe torna più forte di prima e in qualche modo finisce per unirli. 
I primi baci, i primi sfottò, le prime volte. Il loro è un amore fresco, che ha il sapore del peccato e dell'estate. Un amore che si ritaglia momenti di tempo, che non ama darsi definizioni né entrare in certi schemi. Finché il passato di Bolo non torna a bussare alle loro porte e rischia di minare ciò che hanno costruito. 
Tutto il mare è nei tuoi occhi è un romanzo particolare. Un inizio in sordina, descrittivo, fin troppo. Come se l'autrice prima di farci entrare nel vivo e di darci la batosta - una di quelle indimenticabili - avesse voluto farci conoscere certi dettagli che girano intorno ai suoi protagonisti. Come se parlando del loro passato, delle loro famiglie, delle loro amicizie e dell'ambiente in cui sono nati e cresciuti, avesse messo le mani avanti e giustificato certe scelte. Ci ha dato una via di fuga, un motivo in più per perdonarli, per accettare, per comprendere. Una scappatoia. 
Ci ha fatto sentire gli odori, vedere i colori, udire le voci. Ricordi sbiaditi, fermoimmagini di un passato neanche troppo passato. Ci ha fatto conoscere a fondo Gheghe e Bolo, prima che diventassero Gheghe & Bolo la coppia. 
Questa parte del romanzo, la prima, avrebbe avuto più successo se fosse stata snellita. Perché tante volte mi sono persa nei dettagli, ho finito per annoiarmi, per voler scorrere veloce le pagine, presa dal desiderio di andare avanti e di avere qualcosa di concreto tra le mani. Dopo tanti giri di parole, però, non si può certo dire che sia mancata l'azione. 
La concretezza si è fatta attendere, ma mi ha stupita, travolta, spiazzata. Fino a togliermi l'aria dai polmoni, fino a farmi battere il cuore, fino a farmi sentire un vuoto doloroso allo stomaco. Fino a farmi sentire fisicamente male, in uno stato indefinito di ansia mista a magone. Quella sensazione allo stomaco che proviamo solo noi emotivi e che non siamo in grado di tradurre in parole. 
L'arrivo di un terzo personaggio, imprevisto, che spinge per diventare un protagonista mette sottosopra il mondo di Gheghe e Bolo e rompe la loro bolla d'amore, dimostrando solo quant'era fragile. Provano a restare uniti, a mandare giù la bile, ma quello che arriva nelle loro vite come un uragano è più forte. Li spezza, li piega, chiede il conto. Un po' come in passato ha già fatto la vita. 
E ho odiato un po' Bolo, perché il modo di affrontare il problema non è lo stesso per cui avrei optato io. E l'ho odiato perché vedere Gheghe soffrire non mi è andato proprio giù. L'ho odiato per la codardia, per la fragilità, per i sensi di colpa. L'ho odiato per il suo lato più umano e debole. E a volte ho odiato pure Gheghe, perché l'amore è fatto così. In amore si sbaglia mille volte e si torna indietro milleuno. Perché niente, mai, può essere più forte. 
È lo stomaco, il dentro della pancia, il punto esatto che va a fuoco, che si lacera, si straccia. Niente cuore che si rompe, niente lacrime, nessuna scena da film. Soltanto un incendio che devasta tutto, e la gola che è piena di chiodi, di segatura. 
Fragili come petali, a volte duri come l'acciaio, sono stati due personaggi da proteggere e da difendere. Un ragazzo e una ragazza di cui prendersi cura, a cui infondere nuova speranza. 
Ho visto i sogni nei loro occhi: sogni troppo grandi, irrealizzabili. Sogni di quelli che, appunto, puoi solo sognare. Ho visto il mondo non far loro nessuno sconto, perché forgiati dal dolore sono più belli. 
Lo sapevo che non era normale. Lo sapevo che non eravamo nulla, e il nulla più vicino al tutto che avessi mai sentito dentro. E mi faceva paura. 
Le attese, i ritorni, i pianti, i messaggi, un cellulare che non suona mai troppo spesso, quell'odore unico al mondo, Bolo e Gheghe sono fatti di sogni, romanticismo e verità. Su uno sfondo martoriato dalla povertà, dalle case popolari, da una realtà calcistica che è insieme passione e distruzione, dall'oblio del fumo e delle dipendenze, l'amore che nasce tra i due è romanticismo puro. È uno di quegli amori che fanno soffrire, struggere, deprimere. È straziante, è distanza. È volere una cosa e non poterla avere, oppure poterla avere ma al momento sbagliato. È desiderarsi, ma doversi dimenticare. È pensarsi, ma doversi cancellare. 
La consapevolezza di vederla voltarsi e andarsene. La consapevolezza di averla persa e basta. E di non poter rimediare stavolta. Perché non c'è manco un cazzo da rimediare. [...] Perché l'amore è solo questo: un figlio di puttana che ti viene a prendere a calci il cuore e non ti fa più respirare senza di lei. 
Silvia Ciompi stavolta va più a fondo, tocca i tasti giusti e lo fa spingendo quando è necessario. E l'impressione è che ci sia un po' di lei, in queste pagine, in queste parole messe nero su bianco. Mi è sembrato di toccare la sua voglia di raccontare e di raccontarsi. È una cosa bellissima, rara. Prima d'ora mi è capitato soltanto con un'altra autrice prima di lei. C'è Silvia nel dolore, nell'amarezza, nei momenti bui, nella sfiga. C'è Silvia nella forza selvaggia di un amore che vuole sbocciare a tutti i costi, nonostante le avversità, nel flusso di pensieri vomitato con rabbia e caos. Perché la storia di Gheghe e Bolo è anche questo: un flusso costante e incostante, un fiume in piena che non si può e non vuole essere arginato. 
Sbagliati l'uno per l'altra, bisognosi di raccontarsi e di essere ascoltati e compresi per la prima volta: questo sono Gheghe e Bolo, Margherita e Mirko. Fateli entrare, non ve ne pentirete. 
Più bello, più feroce, più inaspettato di Tutto il buio dei miei giorni, e con la presenza di Camille e Teschio in una veste più matura e saggia che vi stupirà. 







#1, Tutto il buio dei miei giorni (recensione)
#2, Tutto il mare è nei tuoi occhi

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