ETERNAL NIGHT, DEBORA C. TEPES. Recensione in anteprima.


Titolo: Eternal night
Autore: Debora C. Tepes
Editore: Self publishing
Pubblicazione: 10 febbraio 2020
Genere: Dark romance
Prezzo: € 2,99 ebook

Nadir
Nadir è solo un ragazzino quando è costretto a fuggire con suo fratello Quadir da una moschea in fiamme nella sua città, in Libano. Lì, tra le pietre divorate dall’esplosione, ha perso non solo i suoi genitori ma anche tutta la vita così come l’ha conosciuta sino a quel momento, e ha siglato un inconsapevole patto di sangue con la violenza, che d’ora in poi sarà il suo destino.
Adesso che è ormai un adulto, la vita di Nadir è scandita da violenza e aggressioni e dalle regole del clan che ha fondato con suo fratello e che gestisce scommesse clandestine, droghe di ogni genere e racket. La violenza è l’unico linguaggio che Nadir conosca, tutto ciò che ha portato con sé dalla sua terra e che l’ha seguito fino in Europa, dove si è rifugiato. Tuttavia, anche per lui esiste qualcosa di sacro e intoccabile: la famiglia, il bene supremo da proteggere. A ogni costo.
Layla
Layla non ama la compagnia della gente. Preferisce rinchiudersi nel suo mondo, cullata dalle note del pianoforte sul quale lascia scorrere le dita. A casa, Layla non ha nessuno che l’aspetti: d’altra parte, suo padre è il capo della squadra omicidi della polizia di Berlino e ha ben altro di cui occuparsi. Tuttavia ogni tanto, trascinata da un’amica, anche lei si concede una nottata diversa dal solito. Ed è così, durante una notte in una discoteca della capitale, che il destino di Layla prende una piega inaspettata. È lì, tra le luci stroboscopiche che l’accecano e la musica techno che l’assorda, che incontra Nadir e si perde nei suoi occhi color dell’ebano. Le loro orbite collidono e, da quel momento in poi, niente sarà più lo stesso. Lei cade nella trappola dell’oscuro sconosciuto arrivato dal Medio Oriente e lui crede di avere il potere in mano. Non l’ha scelta per caso: sa perfettamente chi sia e, soprattutto, quale ruolo ricopra suo padre. Rapirla e consegnarla a suo fratello Quadir è il suo unico scopo. Ma ciò che Nadir ancora non sa è che sarà lui stesso a cadere in una trappola dalla quale sarà impossibile fuggire: quella della passione.

In bilico tra la vita e la morte, costantemente sospesi tra la verità e la menzogna, il giusto e lo sbagliato, Nadir e Layla si lasciano travolgere in una spirale di attrazione incontrollabile. Ma può l’amore sopravvivere al richiamo irresistibile del sangue? Possono due anime perdute ritrovarsi al di là del bene e del male?

Layla non è pù la stessa da quando ha perso sua madre, il suo faro nel buio, il suo punto di riferimento. Una terribile notte tutta la sua vita è cambiata. La sua famiglia si è spezzata per sempre, il suo futuro è stato compromesso, il presente è più triste e inutile che mai. 
Anche Nadir è stato spezzato dentro anni addietro. Cresciuto in un clan, ha dovuto imparare fin troppo presto a destreggiare armi tra le mani, a riconoscere l'odore del sangue, a dubitare di tutto e tutti, anche quelli più vicini. Suo padre si è imposto come obiettivo principale di vita quello di forgiarlo e di farlo diventare un uomo. 
Nadir si nutre di sangue, ammazza senza pietà e riesce anche a goderne. L'anima nera di oggi è il risultato di anni e anni di duro insegnamento che lo hanno segnato a fondo. 
In comune Layla e Nadir hanno il dolore. Sono piegati, spezzati, desolati. Nascondono in fondo al cuore quell'antico dolore, quella delusione, quel disincanto che li avvicina e li fa riconoscere come affini. 
Non dovrebbe essere così: Layla dovrebbe odiarlo a morte, perché Nadir l'ha rapita, l'ha resa una schiava, un ostaggio, una vittima. Ha usato il suo corpo e la sua psiche, danneggiandola sempre più giorno dopo giorno. 
Il rapitore e la sua vittima, l'orco cattivo e la principessa, ma queste sono solo definizioni. Layla e Nadir sono molto altro che personaggi stereotipati o ruoli definiti. 
Nadir è il rapitore, uno degli uomini più spietati e inflessibili del clan; è l'orco che infligge dolore, che usa il suo coltello come se fosse un'estensione del braccio, colui che nel fare del male riprende fiato. Ma è anche un uomo a cui spesso i ricordi tornano a far visita. Ricordi che lo portano a condurre una vita sbagliata, corrotta, tossica. A ricadere negli errori che lo portano sempre al punto di non ritorno con Layla. È un uomo che di fronte all'ordine di non toccarla non è capace di non metterle le mani addosso e marchiarla; è un uomo che quando l'ha di fronte non sa toccarla delicatamente ma sa solo imporsi e lasciare le sue tracce; è un uomo che deve togliersela dalla testa ma non sa come fare: più vuole allontanarsi e più la desidera. 
Layla è la vittima, la prescelta a subire violenze psicologiche e fisiche immani, volte a piegarla una volta per tutte. Ma Layla è anche la donna tenace e feroce che continua a conservare la sua tempra, a tenere testa al suo rapitore, a provocarlo e a sferrare colpi atti a difendersi. 
Eternal night è un dark romance e non c'è definizione più giusta e coerente. Dark perché l'atmosfera che permea le pagine è intrisa di dolore, sangue, violenza, buio. Romance perché nonostante tutto c'è amore, una passione irrefrenabile e ingiustificabile che detta legge. In ogni pagina c'è un po' di dark e un po' di romance, soddisfacendo i gusti delle lettrici più audaci e anticonformiste come quelli delle lettrici più romantiche. 
Lui è immobile, alle mie spalle, come un'ombra maligna, come la Morte. Bellissimo come Dio. Perfido come Satana. 
I personaggi sono l'anima del romanzo. La particolare alchimia che li lega e li riporta uno vicino all'altra anche quando le loro strade sono a tanto così dal separarsi ha dell'incredibile. È appassionante la foga con cui si cercano, si rifiutano, si attraggono e si fanno male. È deleteria la loro vicinanza perché giorno dopo giorno Nadir diventa più violento e desidera marchiare Layla come sua, e lei è sempre più attratta dal lupo che vuole mangiarla. 
Sindrome di Stoccolma, direbbe qualcuno. Ma no, c'è dell'altro. Perché Layla non è la classica vittima che subisce: è parte del gioco, parte attiva. È vittima ma anche carnefice, è la perfetta controparte.
È la sindrome di Stoccolma, direbbe mio padre, analizzando il caso. E io gli risponderei di no, che si sta sbagliando. Il fatto è che mi sento assurdamente affiine a Nadir. Siamo molto più simili di ciò che sembra. Qualcosa di ancestrale ci accomuna, ma non sappiamo cosa. 
Se nella primissima parte del romanzo ho fatto fatica a entrare in sintonia con loro, o meglio ho faticato a comprendere il loro rapporto così strano e malato, per il resto della lettura mi sono lasciata ammaliare. La componente dark non lascia mai del tutto spazio a quella romance e viceversa. Ogni capitolo è una sfida, un grosso punto di domanda. Ci sarà più dark o più romance? Nadir sarà il Nadir possessivo e innamorato o quello psycho e pericoloso? 
È solo un ostaggio, Nadir. No, lei non è solo un ostaggio. Cos'è lei per te, Nadir? Cosa sei per me, Layla? Solo polvere tra le dita. 
È tutto così sbagliato, così impossibile da comprendere, ma soprattutto imprevedibile. Debora C. Tepes stavolta non dà spazio e modo ai suoi personaggi per redimersi: ognuno resta se stesso fino in fondo, provando a combaciare con l'altro in una sfida contorta e appassionante. Non ci sono grossi cambiamenti di rotta, non ci sono incoerenze evidenti. Ognuno resta fedele alle sue inclinazioni pur provando a convivere con l'altro. E se questo è apprezzabile da una parte, dall'altra crea dubbi. Non vi sembrerà vero che a momenti dark così spietati si possano susseguire attimi di dolcezza e protezione. Ma con Nadir e Layla è così: tutto assurdo, sbagliato, folle. Senza una spiegazione logica, proprio come è l'amore.
Non posso dirvi di averli amati, perché non è stato così. Rispetto agli altri personaggi di Debora, questi non mi sono arrivati fino in fondo, ma nonostante ciò ho sentito a fondo quanto insieme funzionassero e fossero giusti. Non mi sono innamorata di Nadir, non mi sono innamorata di Layla, ma ho amato il loro stare insieme, quello a cui danno vita quando sono uno vicino all'altra. Quell'attrazione che è un impulso naturale, una spinta a farsi del male, a fare di più, a superare l'imprevedibilità delle loro personalità accese li rende giusti solo  insieme.  
Chi sei, piccola perversa Layla, per me? Sei vita e morte. Sangue e follia. Notte e notte eterna. Sei mia. Mia. Mia. Mia.
Eternal night si apprezza per l'originalità non dei contenuti ma dei personaggi che restano identici all'uomo e alla donna delle prime pagine. Si apprezza perché non è un romanzo tutto rose e fiori, un romance travestito da oscurità. La sfumatura tetra è nell'anima dei personaggi, radicata nei loro comportamenti, nelle loro scelte, nei loro rapporti. È parte di loro e, quindi, dell'intera storia. È un elemento imprescindibile, che non si può mettere da parte, che non passa e non sparisce nel nulla con l'arrivo dell'amore. 
Particolare, suggestivo, intenso come solo un dark romance può essere. Sicuramente da leggere. 

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