LA NOTTE PIÙ LUNGA, LEYLAH ATTAR. Recensione.


Titolo: La notte più lunga
Autore: Leylah Attar
Editore: Newton Compton Editori
Pubblicazione: 8 agosto 2018
Genere: Contemporary romance
Prezzo: € 0,99 ebook


Una volta, in Africa, ho baciato un re…

«E così, in un vecchio fienile rosso ai piedi del monte Kilimanjaro, ho scoperto la magia inafferrabile che avevo intravisto solo tra le pagine di grandi storie d'amore. Fluttuava intorno a me come una farfalla appena nata e si stabilì in un angolo del mio cuore. Ho trattenuto il fiato, ho avuto paura di respirare per paura che scivolasse fuori e la perdessi per sempre.»
Quando una bomba esplode in un centro commerciale dell’Africa orientale, le tragiche conseguenze delle scosse di assestamento provocano l’incontro di due estranei in un percorso per il quale nessuno dei due sa di essere destinato. Jack Warden, un coltivatore di caffè divorziato in Tanzania, perde la sua unica figlia. A un oceano di distanza, nella campagna inglese, Rodel Emerson riceve una telefonata che le comunica la morte di sua sorella. Sconvolta, prende un aereo nella speranza di un po’ di pace. Due persone comuni, legate da un evento tragico, sono in cammino per ritrovare sé stesse. Li aspetta un’avventura nelle immense pianure di Serengeti, durante la quale il destino di tre bambini si lega indissolubilmente al loro. Ma nonostante le avversità, un’altra sfida si profila all’orizzonte: possono sopravvivere a un’altra perdita, questa volta quella di un amore che è destinato a scivolare tra le loro dita, come le nebbie che svaniscono alla luce del sole?
«A volte ci si imbatte in una storia dai colori dell’arcobaleno, che ci attraversa il cuore. Potremmo non essere in grado di afferrarne o mantenerne il significato, ma non saremo mai dispiaciuti per il colore e la magia che ha portato nella nostra anima.»



Alcuni cerchi non si chiudono mai, alcune ferite non guariscono. L’amore è così. Ti lasciano per sempre esposta, per sempre vulnerabile. 

Un attentato ad Amosha, in Tanzania, in un centro commerciale. Una potente esplosione. Uomini armati, dozzine di morti. Lo scoppio e poi… due vite che si spezzano per sempre, due vite che cambiano, due vite che si incontrano. 
Rodel è la pecora nera della sua famiglia. L’unica a non avere il desiderio di girare il mondo come una trottola impazzita, alla continua scoperta di nuovi popoli, nuovi paesaggi, nuovi colori. L’esatto contrario di sua sorella, Mo. 
Mo è piena di vita, sempre in viaggio per salvare i bambini sfortunati. Mo perde la vita nell’attentato al centro commerciale. Un mese dopo Rodel si reca in Africa per radunare i suoi effetti personali. Un viaggio obbligato e doloroso che Ro sente di dover fare per mettere un punto e per ricongiungersi in qualche modo con sua sorella. 
Nello stesso attentato anche Jack Warden ha perso la cosa più bella della sua vita: la sua bambina, Lily. Erano lì per un’esibizione di danza, la bimba pronta per salire sul palco, il suo papà nel parcheggio, con dei palloncini gialli tra le mani. Poi tutto è precipitato; Jack è tornato di corsa all’interno del centro commerciale per salvare sua figlia, ma non è mai riuscito ad arrivare da lei. Non l’ha salvata, non l’ha vista per l’ultima volta. 
Una perdita che l’ha spezzato, cambiato per sempre. Una perdita che ha reso Jack un uomo diverso: chiuso in se stesso, ostile nei confronti del mondo e della vita che continua a girargli intorno. 
Sono due sopravvissuti, Jack e Rodel. Ognuno a modo suo. Vanno avanti come possono, affrontando ogni giorno con lo spirito di sopravvivenza che gli resta e a cui si aggrappano con tutte le forze rimaste. 
Mentre Ro si avvicina a Jack con l’intento di portare a termine il lavoro iniziato da sua sorella per salvare i bambini albini perseguitati in Africa, l’uomo non vuole neanche vederla. Lui non può più aiutare nessuno, come potrebbe se non è riuscito a salvare neanche sua figlia? Perché la gente continua a pretendere cose che lui non è in grado di fare? Perché non lo lasciano soltanto in pace a piangere la sua perdita?
Innamorarsi di qualcosa che non potrà mai essere è come infilzarsi con un pugnale con la punta ricoperta di miele. Ancora e ancora. La ferita è profonda e dolce, bella e triste, e non si sa mai se le lacrime sono di gioia o disperazione.
La notte più lunga è un romanzo vibrante, potente e suggestivo. La prima parola a cui ho pensato dopo aver letto il prologo è stata proprio questa: suggestivo. Un romanzo pieno di colori, sentimenti, immagini, suoni. Un romanzo ricco, che conquista, annienta, emoziona. Un vortice che risucchia il lettore e lo trasporta in abissi inesplorati. Una lettura per cui non si è mai pronti al cento percento. Le emozioni sono troppe da contenere e da tenere a bada, la vita di Ro e Jack, così come il loro dolore, si sono attaccati sulla pelle, li ho portati addosso, con me, come se fossero parte integrante del mio cuore. 
«La paura è bugiarda. Non lasciare che ti sussurri all’orecchio. Lascia perdere quella merda. Fa’ ciò che ti spaventa. Fallo e rifallo. E un giorno la tua paura diventerà talmente insignificante che riuscirai a riderne». 
Leylah Attar ha dato prova di una magnificenza unica, che difficilmente si trova in giro. Ho letto romanzi emozionanti, che mi hanno fatto piangere e spezzato il cuore, ma questo ha qualcosa di particolare che lo rende diverso e unico. È qualcosa che non è facile spiegare a parole, o probabilmente sono io che fatico a trovarle per paura di sminuire quello che ho provato e che mi ha regalato La notte più lunga. 
Talvolta ci si imbatte in una storia da sogno – una che ti spalanca il cuore. Può capitare di non essere in grado di afferrarla o trattenerla, ma non si può mai essere dispiaciuti per il colore e la magia che ha portato con sé. 
Tutto inizia con il dolore, quello più grande, paralizzante, annientante. Jack e Rodel si incontrano, conoscono, avvicinano a suon di ricordi, lacrime, rimpianti. Jack avrebbe voluto essere più veloce per raggiungere la sua bambina, avrebbe voluto indugiare di meno in quel centro commerciale nella corsa per rivedere la cosa più preziosa che aveva; Rodel avrebbe voluto capire di più sua sorella e il suo bisogno di aiutare gli altri, avrebbe voluto dedicarle più tempo quando era ancora in vita, rispondere a quell’ultima telefonata da parte sua. Dal dolore, a volte, però, può nascere qualcosa di bello. Perché dopo la tempesta torna sempre il sereno e Ro e Jack ne sono la dimostrazione lampante. 
Il dolore li allontana, poi li unisce. Li rende due facce della stessa medaglia, due poli opposti che esistono e si studiano da lontano pur senza mai riuscire a toccarsi. 
Il percorso da compiere, attraversando tutte le fasi del dolore e del lutto, è lungo, procede in maniera lenta e incostante, tra rassegnazione e speranze perse. Poi arriva l’amore. Quella magia capace di ridare vita, di rimettere al mondo, di aprire nuovamente gli occhi. Di far nascere sorrisi. 
Qualcosa di potente, più grosso del dolore, capace di ricucire le ferite, di mettere punti di sutura, di far tornare il battito. 
Un cuore che torna a battere in maniera forsennata dopo essersi quasi del tutto fermato. 
Il tutto in un’Africa colorata, nelle tonalità che variano dal giallo all’arancio, dal blu al grigio. Una tavolozza di sentimenti, emozioni, paesaggi unica, vivida nell’immaginazione del lettore. 
Potrei dirvi che ci sono alcuni passaggi piuttosto inverosimili ed eccessivamente romanzati, ma parliamoci chiaro: chi ci ha pensato? Durante la lettura il mio cuore era così colmo e carico di cose belle che l’emotività mi ha sovrastata. L’epilogo mi ha dato il colpo finale. Mi ha straziato ancora di più e una lacrima solitaria mi ha bagnato il viso. 
Certe cose non capitano per caso, fanno parte di un disegno più grande di noi e fatto apposta per noi. Forse è tutto già scritto, forse dobbiamo solo dare una piccola spinta e la vita farà il resto. 
Forse dobbiamo crederci, sempre. Anche quando sembra impossibile, anche quando sembra tutto finito. 
Commovente, straziante, evocativo. Colorato, ricco, suggestivo. Un romanzo da cinque stelle piene che non potete farvi scappare.  




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