JAVIER, DEBORA C. TEPES. Recensione in anteprima.


Titolo: Javier
Autore: Debora C. Tepes
Editore: Self publishing
Pubblicazione: Maggio/giugno 2018
Genere: Mafia romance
Prezzo: € 2,99 ebook


Vi starete chiedendo chi sono. 
Sono un uomo disposto a tutto. Mi hanno voluto per la mia ferocia, mi hanno scelto per la mia imperturbabilità, e mi hanno trovato. Ora ho una missione da portare a termine e, costi quel che costi, non lascerò che il mio sangue macchi questa terra infetta. 
Sono una macchina da guerra: le armi con cui mi difendo, le vite con cui gioco e la violenza con cui combatto mi rendono l’uomo che da dodici mesi guardo allo specchio. Qualcuno potrebbe definirmi il peggiore dei bastardi, e avrebbe ragione.
Nessuno mi fermerà.
Nessuno potrà impedirmi di raggiungere il mio obiettivo, neanche lei.
Il suo sguardo è letale, il suo sorriso è pericoloso, la sua rabbia è devastante. Lei è proibita, ma io possiederò il suo corpo, soggiogherò la sua mente e risucchierò la sua anima. Mi nutrirò di lei come il peggiore dei predatori.
Se proverà a opporsi, la distruggerò.
Nessuno dovrà scoprire chi sono.

Soprattutto lei.


Siamo tutti un po’ come Eva, tentati dal frutto dell’albero proibito. Siamo tutti macchiati dal peccato.
La vita di Javier Romero, agente speciale della DEA, sta per cambiare per sempre in una missione pericolosa e adrenalinica. L’obiettivo è entrare in contatto con il sicario della famiglia Solano, la più potente famiglia di narcotrafficanti della Colombia, e infiltrarsi. 
Javier ne ha viste tante negli anni: è cresciuto nelle strade degradate di Medellin, è stato povero, disperato e affamato, tanto da fare il corriere della droga portando le dosi da una parte all’altra. Finché i pesci grossi non gli hanno tolto il suo bene più grande, i suoi genitori. Un colpo secco in testa a suo padre e violenze sessuali prima e un colpo al petto poi a sua madre. Da allora niente è stato più lo stesso. Javier è cresciuto con il desiderio di vendetta, un fortissimo desiderio di rivalsa che ha comandato ogni sua scelta e decisione. La resa dei conti è finalmente arrivata. I Solano devono pagare, devono marcire dietro sbarre e a occuparsi di loro sarà proprio Javier. 
Entrare nella loro villa sarà più semplice di quello che il nostro agente crede, conquistarsi la fiducia del capo altrettanto. Javier, conosciuto dai Solano come Manuel el tirador, dimostrerà di essere un uomo fedele, oltre che una fottuta macchina da guerra che non sbaglia mai. 
Efficiente, veloce, intelligente. Don Julio non poteva chiedere di meglio. In pochi mesi diventerà uno dei suoi uomini più fidati, fino ad arrivare a essere uno di famiglia. 
Quello che però nessuno aveva incluso nel piano è lei: Yamile Solano. Bellissima, dall’aria selvaggia, gli occhi verdi come le Ande. La figlia del capofamiglia è un enigma per Javier sin dal primo istante. Lei è quella di cui si hanno meno informazioni. Non tocca droga, non fa parte del giro del padre, vive sotto una campana di vetro. Passa le giornate a prendersi cura delle sue orchidee e a cavalcare il suo cavallo.
Il colpo basso per Javier/Manuel sarà che Yamile possiede una finta innocenza e una sensualità così accentuata da metterlo ko. Portare avanti la missione non sarà più così semplice; se don Julio o il fratello maggiore della ragazza, Ricardo, scoprissero cosa succede di notte nella camera di Yamile per lui sarebbe la fine. Lo ammazzerebbero come il peggiore dei traditori, senza pietà, pezzo dopo pezzo. 
Odio quella ragazza più di quanto detesti il fratello e l’intero cartello di Medellin. La odio perché è bellissima e sexy. La odio perché è fragile e pericolosa. La odio perché è innocente e problematica. La odio perché non riesco a odiarla sul serio. La odio perché non posso provare altro.
Javier non sa più in cosa credere, non è più convinto come all’inizio di ciò che sta facendo, non è più una macchina da guerra. Ora è fallibile, umano, come tutti gli altri…
Il genere mafia romance e le relazioni proibite tra i protagonisti esercitano sempre un certo fascino su di me. Metteteci pure che questo periodo non è stato facile per quanto riguarda la lettura. Tutto sembrava scorrermi addosso, niente restava dentro; mi sentivo vuota e non riuscivo a trovare una storia che mettesse le radici. Blocco del lettore? No. Succede quando leggi dei libri meravigliosi: tutto quello che viene dopo sembra insignificante, passeggero. Ti sfiora ma non ti tocca, non lascia traccia. Javier è stato come un colpo che mi ha risvegliato. Un colpo al centro del cuore che ha riattivato tutti e cinque i sensi. È stato adrenalina pura, passione infuocata, suspense che mozza il respiro. È stato ciò di cui avevo bisogno. 
Javier è un uomo estremamente razionale e spietato, vederlo crollare e in particolare vedere la sua freddezza smantellarsi pezzo dopo pezzo è stato unico. Ogni volta che si trovava di fronte a Yamile un pezzo di lui si frantumava in mille pezzi. Ho visto le crepe, ho visto filtrare la luce attraverso. Lei gli ha insegnato cosa significhi avere un cuore al centro del petto e sentirlo battere. Gli ha insegnato ad ascoltarlo. 
Yamile è una ragazza particolare. Il suo desiderio più grande è la libertà, quella che le è stata sempre negata. Da anni, precisamente da quando sua madre è stata ammazzata, vive rinchiusa in casa. La sua è una gabbia dorata sì, ma pur sempre una gabbia. Oggi questo non le basta più. Vuole vivere, vuole sentire, vuole respirare. Manuel sarà la sua boccata d’aria, il suo ossigeno, il suo sogno di libertà che giorno dopo giorno si concretizza un po’ di più. 
Lei spingerà per fare un passo avanti, Manuel ne farà tre indietro. Finché l’uomo non capirà che alla passione, come all’amore, non si può dire di no a lungo. 
Siamo un incastro di corpi sudati e ardenti. Siamo bene e male. Orgasmo e violenza. Passione e perdizione.
I loro incontri ravvicinati sono forza bruta, sentimenti inconfessabili e paure silenziose. A nessuno dei due è concesso dire ad alta voce ciò che sentono, e forse questo ha reso l’intera storia più intrigante. Yamile è proibita, Manuel non può perdere di vista l’obiettivo finale. Un solo errore potrebbe essere fatale per entrambi, ma soprattutto per l’agente Romero. 
Ho visto l’uomo dietro l’agente, ho visto la donna dietro la figlia del narcotrafficante. Quella che portano addosso è un’armatura, una maschera. Ciò che hanno dentro è lontano da ciò che incarnano. Il loro amore è puro, li spoglia di ogni pregiudizio, di ogni regola. Quando sono insieme Yamile e Javier sono una donna e un uomo con desideri, sogni, cuore. Sono fragili, perché il loro sogno è di carta e basterebbe un alito di vento a buttarlo giù, ma sono anche forti perché la potenza di quello che provano è enorme. 
E in questo Debora C. Tepes è stata bravissima: il tormento di Javier è assolutamente credibile, le sue paure sono coerenti, i suoi pensieri sono perfettamente contestualizzati; l’ingenuità di Yamile è tipica di chi dalla vita ha sempre avuto tutto e non ha mai avuto bisogno di conquistarsi nulla, di chi un giorno si sveglia e vuole cambiare vita ed è convinta che ciò sia possibile senza ripercussioni, senza lasciarsi niente alle spalle, né morti né feriti. La sua è un’utopia, ma lei non lo sa. Non può saperlo. 
«Tu e io siamo destinati a soffrire, forse è per questo che ci siamo subito capiti. Siamo terre abbandonate da Dio, usurpate dalla cattiveria umana, governate da una forza indistruttibile. Siamo come le Ande, radicate a osservare da un’altura la violenza e il sangue. Siamo come il meraviglioso crepuscolo che stiamo contemplando: prossimi alla fine».
Una caratterizzazione che mi ha colpito e che non era facile da rendere. Il lavoro fatto dall’autrice è stato magistrale, e unito alla suspense, al contesto pericoloso e ai personaggi secondari ha dato vita a un romanzo che vi toglierà il sonno e la pace. Mentirei se vi dicessi che è stato facile e liberatorio spegnere il Kindle a un orario indecente della notte e lasciarmi andare tra le braccia di Morfeo. È stata una forzatura, perché non avrei mai voluto lasciare Javier e Yamile senza sapere cosa ne sarebbe stato di loro e del loro amore. La paura che non tutto potesse finire bene si annidava nella mia mente sempre di più, capitolo dopo capitolo. 
La tensione si taglia con il coltello quando ci avviciniamo alla fine. Il loro destino sembra segnato inesorabilmente, quanto sia assurda la loro relazione emerge sempre di più, mettendo in luce l’improbabilità di uscirne illesi e vittoriosi. 
Quando mi hanno sparato, non ho sentito lo stesso dolore. Quando mi hanno quasi ucciso, non ho sentito lo stesso dolore. Quando mi hanno accoltellato ripetutamente, non ho sentito lo stesso dolore. Ma adesso lo sto sentendo tutto, si è attaccato alle mie viscere come un cancro, si sta insinuando nelle mie ossa. Sono spacciato. Yamile Solano mi ha in pugno. 
Ansia. Ansia pura. E poi… il crollo. Quando stavo per avvicinarmi al 100% ho creduto di avere la fine tra le mani, poi ho scoperto che c’era ancora un capitolo e sono tornata a respirare. 
Ho ancora bisogno di loro, di Javier e Yamile. Mi mancano tantissimo e spero che l’autrice ci faccia presto il regalo dell’anno: un altro libro su di loro. Voglio ancora l’amore. 
Amerete Javier e i suoi silenzi, la sua imperturbabilità, la tempesta che gli imperversa dentro e che non mostra al mondo intero. Amerete Yamile e il suo amore folle e sconsiderato per l’uomo pericoloso e letale che di notte usa il suo corpo come nessuno ha fatto mai. Amerete i loro sguardi furtivi, il desiderio ardente che passa da un corpo all’altro come elettricità. Amerete il contesto, perché vi darà la possibilità di immergervi ancora di più nella storia. 
Consigliato, super consigliato, stra consigliato. Leggetelo e innamoratevi. 








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