IL CACTUS NON HA COLPA, ROBERTA MARCACCIO. Recensione in anteprima di Eleonora.


Titolo: Il cactus non ha colpa
Autore: Roberta Marcaccio
Editore: Triskell Edizioni
Pubblicazione: 13 febbraio 2021
Genere: Narrativa
Prezzo: € 4,99 ebook; € 12,95 cartaceo

Alla soglia dei quarantacinque anni Rebecca perde l’unico amore a cui ha dedicato vita, anima e cuore. Il suo lavoro. Una lettera, consegnatale personalmente dall’amministratore delegato dell’azienda per cui lavora, cancella ventiquattro anni di carriera e la mette di fronte alla scelta più difficile che abbia mai dovuto affrontare: rimanere fedele a se stessa e chiudere per sempre una porta alle sue spalle.
Ventiquattro anni di carriera fatti di rapporti umani, sedi di lavoro diverse, dalla Romagna al Piemonte, fino alla Valle d’Aosta, legami più o meno forti coi colleghi, amicizia e passione per un lavoro che a tratti diventa preponderante su tutto. La storia di Rebecca è brutalmente attuale. Lo ascoltiamo al telegiornale, lo leggiamo sui quotidiani ma quando capita diventa un duro rospo da ingoiare. Rebecca, Giuliano, Ilaria, Vittorio, non necessariamente in quest’ordine, sono i protagonisti di una vicenda in cui tante persone possono identificarsi. Il lavoro per molti è rifugio, consolazione, passione, si investono anni di vita e quando vengono a mancare certe condizioni ci si sente traditi, come se lo facesse l’amore della nostra vita.
Che strada sceglierà Rebecca? Riuscirà a dare una nuova direzione alla sua vita?
Il romanzo racconta con emozione, ma anche una punta di ironia, una storia come ne sono accadute tante e che non si augura a nessuno, anche se… non è forse vero che non tutti i cactus vengono per nuocere?

Esordio in casa Triskell per una nuova penna italiana, Roberta Marcaccio, che con il suo romanzo, Il cactus non ha colpa, ci racconta uno spaccato di vita vera, quotidiana per molti, una storia che è un estratto della vita di ognuno di noi, una vita che si decide di passare dedicandola al lavoro o all’amore. Quello che è successo a Rebecca può succedere a tutti, ma non tutti sono capaci di prendere delle decisioni che, oltre a cambiare il corso della vita, cambieranno anche la sua visione.

«Vorrei che lo spazio si accorciasse all’improvviso.» «Io invece vorrei che il tempo si riavvolgesse e mi mostrasse dove ho sbagliato.»

Come ci dice la trama, alla soglia dei quarantacinque anni Rebecca perde l’unico amore a cui ha dedicato vita, anima e cuore. Il suo lavoro. È un’età certo non facile per ricevere uno schiaffo del genere, soprattutto se questo schiaffo viene consegnato a mezzo di una lettera insapore. Rebecca non solo ha dedicato un quarto di secolo al suo lavoro, ma per esso ha sacrificato altre occasioni che la vita le ha messo davanti agli occhi. Il suo primo lavoro l’ha accompagnata in posti che nemmeno avrebbe immaginato, le ha permesso di conoscere gente nuova e approfondire rapporti di amicizia, le ha concesso il lusso di essere invidiata e ammirata. Ma il rovescio di questa medaglia è la sfera affettiva. Rebecca ha sempre messo la sua vita privata in secondo piano, ha sempre deciso che prima veniva il lavoro e poi lo svago. E soprattutto non ha mai permesso che lo svago si mischiasse con il lavoro. Ci si può infatuare sul posto di lavoro? Eccome. Rebecca lo ha provato sulla pelle, con Giuliano, il suo direttore. Ma lei, sempre irremovibile su questo fronte, non ha mai voluto andare oltre l’amicizia che li ha legati per tanti anni.

Ho una nuova compagna di vita, si chiama Angoscia, e con lei è arrivato anche un amico dal nome simpatico, Futuro incerto.

Si parlava di una lettera, giusto. Una lettera che non è certo d’amore, e nemmeno di ringraziamento. Una lettera che contiene dolore e rabbia. Un addio lavorativo che la getta nello sconforto più totale. La sua vita è finita, secondo il suo punto di vista. Non secondo quello della sua migliore amica Ilaria che cerca di confortarla e farle capire che forse doveva accadere prima o poi, che forse è l’occasione giusta per prendere in mano le redini della sua vita e farne un capolavoro. Forse è un nuovo inizio, doloroso, ma necessario.

Pigiama e carboidrati, la migliore cura contro il dolore dell’anima; per un po’ dimentico che la faccia della Terra è piena di stronzi, persone che sanno solo deludere e ipocriti. Non sono capace di analizzare gli schiaffi della vita. Non prima di avere ingurgitato qualcosa che assomigli alla serotonina in vena e in dosi massicce.

Qualcosa per cui ringraziare questi anni dedicati al lavoro che più ha amato nella sua vita, ovvero l’unico che ha mai avuto, c’è e porta il nome di Vittorio. Complice un viaggio in treno da Milano a Roma tra i due si crea un’alchimia che Rebecca non credeva possibile. Non ha mai permesso a nessun uomo di avvicinarsi a lei. A lei che non aveva tempo da dedicare all’amore perché prima veniva sempre il lavoro. Ma Vittorio c’è riuscito, non ha mai mollato ed è arrivato a conquistare il suo cuore.

Non potevo trovare un uomo che avesse i miei stessi ritmi e bisogni? Uno che mi facesse sentire la sua assenza, il vuoto, un tipo egoista fino al midollo? No, certo che no. Vittorio non è soffocante. Piano piano il lavoro è diventato preponderante, l’unica vera passione. Forse non ho mai trovato in un uomo quella passione che mi dava il lavoro. Brutto a dirsi, ma è così. Vittorio però ha sovvertito tutto.

Rebecca è una donna indipendente e come tale vuole vivere la sua vita senza dover rendere conto a nessuno. Così è lei a dettare i ritmi della sua storia con Vittorio e quando quest’ultimo le propone di andare a vivere insieme, lei vacilla. Non è pronta a dedicarsi anima e corpo a una persona. 

Mi chiedono continuamente: «Me lo prometti?» Ma prometti cosa? Il giocattolo è rotto. Era fatto di un materiale che non si può aggiustare: c’erano passione, dedizione, impegno, sacrificio. Ecco, proprio questo è il punto. Ho sacrificato una vita alla carriera e ho dedicato tempo ed energie alle persone con cui lavoravo: ho dato tutto quello che potevo senza risparmiarmi mai. Un puzzle perfetto, distrutto in poco meno di dieci minuti.

Però ora il lavoro non è più la sua prima preoccupazione. Ora lo è scoprire come mai quella lettera, quelle poche parole sono bastate per farla a pezzi. E perché Giuliano non era lì con lei? Perché non si è fatto carico del suo dolore? Perché è sparito senza giustificazioni? Perché, perché, perché?

Non si sono risposte precise per tutte queste domande che vorticano nella mente di Rebecca. Una soluzione però c’è: iniziare a pensare a se stessa, a dedicarsi quel tempo che non ha mai avuto, a prendere quella boccata d’aria che le permette di vedere il mondo secondo un’altra prospettiva. La vita vera è fuori dalle porte di un ufficio. È una passeggiata sulla spiaggia a qualsiasi ora del giorno, è un buon piatto di pesce mangiato davanti a una buona bottiglia di vino bianco, è una doccia calda e un letto confortevole. È un capitolo che va scritto con le emozioni e le gioie che la vita merita di provare. 

Cosa deciderà quindi Rebecca, sceglierà di piangersi addosso per aver perso un lavoro o capirà che le ambizioni possono regalarle altre soddisfazioni?

Forse sarà più facile di quel che credevo buttare tutto dietro le spalle. Devo solo mettere d’accordo cuore, anima e testa, che da settimane litigano e non sono facili da gestire. Vorrei buttare tutto e allo stesso tempo conserverei anche il singolo spillo. È difficile staccarmi da ciò che mi ha resa felice. Dalle persone, dai luoghi, dalle cose. Inutile che mi prenda in giro: sto per fare una cazzata di cui mi pentirò.

Quindi, a questo punto, siete nel tunnel. Dovrete leggere questa storia per scoprire la cazzata che ha fatto Rebecca. Se ne sarà pentita? Per me no, io l’ho appoggiata in pieno.

Lo stile narrativo di Roberta Marcaccio è fluido, diretto, ben studiato e ponderato in ogni scelta che ha attribuito ai suoi personaggi. Rebecca è una grande donna, molto simile a ognuna di noi, forse non con gli stessi sogni, con la stessa grinta e la stessa testardaggine. Avrebbe potuto reagire diversamente davanti a quella lettera ma questo non è dato sapere perchè ogni mente e ogni cuore reagiscono in modi diversi davanti alle difficoltà. Vittorio è un uomo d’altri tempi, un uomo che sa che il tempo aiuterà a guarire le ferite e che l’amore prima o poi saprà sbocciare anche dentro a un vaso di cactus gettato contro muro. Giuliano? Be', ecco, Giuliano è rimasto un po’ un’incognita in questa storia. Mi sarebbe piaciuto approfondire di più il suo personaggio e magari dargli qualche possibilità in più. È vero che Rebecca non ha mai voluto mischiare lavoro e passione ma avrei voluto che in alcune occasioni si fosse spinta un po’ fuori dai suoi schemi per permettermi di sorridere con gli occhi a cuoricino. Ilaria è l’amica che vorremmo al nostro fianco, quella pronta a servirti pop corn e coca cola per spazzare via le lacrime. E Federico? Quel viscido è quel ramo di ulivo che ci viene offerto nella scrivania accanto alla nostra. Attenzione, leggere bene le istruzioni prima di bagnarlo!

Il cactus non ha colpa è una storia che va analizzata nel suo complesso, che va assorbita e capita lentamente, perché Rebecca non è solo un numero scritto in un contratto: è una mente attiva e un cuore pulsante che ha bisogno di mettere la sua anima al primo posto nella sua vita, perché il resto se lo è ampiamente guadagnata da sola. 

Questo racconto ha un profumo molto personale, quasi biografico, che lascia al lettore quell’interrogativo dolce amaro che lo porterà a una fine per nulla scontata. 

Leggere questo romanzo è un viaggio interiore dentro una vita reale, in una società che ancora ha tanti paraocchi ma che è piena anche di seconde possibilità e di cambiamenti non necessariamente negativi. La Rebecca che c’è in ognuna di voi si stupirà.

Buona lettura, 

Eleonora

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